“Per amor del denaro molti peccano, chi cerca di arricchire procede senza scrupoli.
Fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo, tra la compra e la vendita si insinua il peccato”
(Sir. 27, 1-2)
Nel lungo corso della sua esperienza il saggio ha notato fatti incresciosi.
Vi sono uomini che entrano nel labirinto degli affari a capofitto; si trovano impigliati in una rete che li costringe a non aver più sentimenti umani; di norma, per giustificarsi, si dice che “non si deve guardar in faccia a nessuno”, e intanto la costrizione dell’affare è tale che si passa sopra a qualsiasi affetto, pur di un padre, di una madre, di una sposa, dei figli e persino dei fratelli e degli amici.
“Per amor del denaro” si arriva ad esser pronti a tutto; è il punto di partenza da cui a cascata poi derivano tanti altri misfatti, delitti e peccati.
In modo ancor più evidente questo meccanismo diabolico (di divisione) si insinua fra l’acquisto e la vendita.
Il “fiuto dell’affare” porta inevitabilmente a spingersi più che si può e fin che si può verso l’inganno nei confronti di colui che semplicemente è chiamato “cliente”.
Don Roberto.