Dio tra me e l’altro

A cura del Dottor Christian Negri (etica cristiana)

DIO TRA ME E L’ALTRO

CHE COSA SIGNIFICA AMARE

In primo luogo, che cos’è l’«amore»? È una di quelle domande che vorrei si dirigessero immediatamente alla radice della questione. L’esperienza dell’amare rischia sempre una certa difficoltà, è come quella che Sant’Agostino evidenziò intorno all’idea di «tempo»: finché lo vivo so che cos’è, ma quando mi chiedono di spiegarlo non lo so più1.
Non si tratta di pensare l’amore quale sentimento del cuore che vivono gli amanti, semmai qui è appropriato parlare di «innamoramento», ma di ripensare a quella cosa f-o-n-d-a-m-e-n-t-a-l-e che rende possibile l’esperienza della relazione con l’altro. È quell’amore essenziale che chiama a sé,
armonizzandole e rendendole possibili,libertà, relazione e responsabilità.
Per comprendere meglio la radicalità dell’amore cristiano vorrei riflettere in prima istanza sul legame tra l’Amore di cui parla Cristo, agape, e quel «come» rivolto agli Apostoli:

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.

(Gv 15,12. Corsivo mio.)

 

Attraverso queste poche parole e soprattutto portando l’attenzione sull’unica parola rivelatrice della misura d’amore —il
“come”— possiamo comprendere che cosa possa significare appieno
la
responsabilità
cristiana.
Significa essenzialmente Amore. Proprio
quest’ultimo, infatti, è ciò che ci provoca a
essere risposta per l’altro: “amatevi gli uni
gli altri” (Cfr. Gv 15).
La provocazione emergente dalle parole
di Cristo è una di quelle che lascia atterriti
e timorosi. Come potremmo seguire il
comandamento dell’amore —“Questo è il
mio comandamento: che vi amiate gli uni gli
altri, c o m e io vi ho amati” (Gv 15,12)— e
farci, così, simili all’amore di Dio? Cristo
vuole essere t e s t i m o n e di un amore
«alto» rispetto a quello con cui siamo
abituati ad amare: un Amore che è,
appunto, divino. Il «come», sottolinea
Monsignor Gianfranco Ravasi, “è termine
di comparazione capace di superare l’amore
per se stesso fino alla donazione della
propria vita per la persona amata (Gv
215,13)”
2.
A questo proposito è indicativo il
versetto immediatamente precedente a
quelli appena letti, dove Gesù mette in
dialogo l’amore con cui Dio-Padre lo ha
amato e l’amore con cui Lui stesso ha
amato l’uomo3 :

Come il Padre ha amato me, così
anch’io ho amato voi.

(Gv 15,9. Corsivo mio.).

Questo è il mio comandamento: che
vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho
amati.

(Gv 15,12. Corsivo mio.)

Cristo ci chiede di amarci gli uni gli altri
e
così,
implicitamente,
di
essere
pienamente responsabili dell’altro, di
esserne risposta viva.

Dott. Christian Negri

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11
Cfr., Sant’Agostino, Le Confessioni, Fabbri Editori,
Milano 1996, p.332. Per spostarci in tempi pi ù recenti, il
teologo ortodosso Pavel Evdokimov sottoline ò in merito
alla stessa domanda come “nessuno tra i poeti ed i
pensatori ha trovato la risposta”. P. Evdokimov, Il
sacramento dell’amore, CENS, Sotto il Monte 1983, p.121.
2
G. Ravasi, “Figure dell’amore per il prossimo”, in Amore
del prossimo, a cura di P. Stefani, Morcelliana, Brescia
2008, p.61.
3
È un dialogo d’amore quello che si evince da questi
versetti. Un dialogo che lega, nell’amore divino, il Padre e
il Figlio e questo, all’uomo e ogni uomo all’altro uomo.
L’Amore divino che è Spirito Santo, quale perfetta unione
delle tre Persone.